Nel linguaggio del design contemporaneo, anche un semplice soffione può diventare un dispositivo capace di orientare lo stile di un bagno. Non è più solo un elemento tecnico, ma un punto di equilibrio visivo che dialoga con architetture, materiali e proporzioni dello spazio. I modelli Relax, Joy e Byblos, reinterpretano questo ruolo con due approcci formali distinti, offrendo strumenti progettuali che incidono sulla percezione dell’ambiente.
L’evoluzione del soffione come elemento di progetto
Lo sviluppo del bagno negli ultimi decenni ha condotto a una maggiore attenzione verso la qualità formale di ogni dettaglio. Il soffione in bagno non è più interpretato come componente marginale, ma come parte del sistema che definisce il linguaggio dello spazio. La geometria del piatto doccia, la verticalità della colonna e la disposizione dei rivestimenti creano un contesto in cui il soffione agisce come chiusura della composizione. Un oggetto così piccolo, quando ben progettato, può introdurre un ritmo, spezzare una linearità o rafforzare una griglia. Anche il getto contribuisce alla narrazione estetica: un’erogazione uniforme suggerisce ordine e precisione, mentre un flusso più ampio e materico evoca un rapporto più diretto con l’acqua. In questo scenario, Joy e Byblos non si limitano a completare la doccia: la orientano, generando nuove possibilità di interpretazione.
Joy, la sottrazione che diventa linguaggio
La collezione Joy (Joy S e Joy SC) si basa su un principio di sottrazione: ridurre il segno fino a far emergere una semplicità solo apparente. Le superfici e le proporzioni calibrate creano un oggetto che non si impone, ma che definisce con precisione l’orizzonte della doccia. Joy è un soffione che parla per assenza: nessun eccesso, nessuna ricerca di protagonismo, solo la volontà di lasciare che lo spazio si esprima. È la scelta ideale quando si lavora su bagni con palette essenziali, materiali naturali o architetture pulite. Il getto, lineare e ordinato, restituisce una sensazione di continuità che dialoga perfettamente con una progettazione minimalista. Nella versione SC, il flusso a cascata introduce una componente più materica dell’acqua: senza dubbio un tema di comfort, ma anche modo di valorizzare la verticalità della doccia, trasformando la caduta dell’acqua in un gesto visivo.
Soffione Joy S
Byblos, il soffione come presenza architettonica
Byblos (Byblos S e Byblos SC) appartiene a un’altra grammatica formale: qui non si sottrae, si costruisce. La sua geometria più decisa, il peso visivo e la presenza più evidente lo rendono un vero elemento architettonico. Byblos introduce una pausa nello spazio, una sorta di elemento sospeso che rafforza la struttura visiva del bagno. È un soffione pensato per chi vuole dichiarare un’intenzione progettuale precisa, magari in dialogo con rivestimenti materici, volumi scultorei o scenografie luminose. Il getto regolare della versione S accompagna questa presenza. Nella versione SC, la caduta a cascata diventa una lama d’acqua che enfatizza la verticalità e rende la doccia quasi un dispositivo scenico. Byblos non è un accessorio: è un intervento formale che riorganizza il modo in cui si percepisce il box doccia.
Soffione Byblos S
Joy e Byblos a confronto: due approcci al design
Mettere a confronto Joy e Byblos significa osservare due modi opposti di interpretare il progetto. Joy lavora sulla sottrazione, sulla sospensione e sulla leggerezza visiva. Byblos lavora sul segno, sulla presenza e sulla volumetria. In un bagno dalle linee essenziali, Joy entra in punta di piedi, mantenendo aperta la percezione dello spazio e contribuendo a un’estetica rigorosa. In un ambiente più materico, contemporaneo o anche leggermente industriale, Byblos introduce un punto focale, un contrappeso che dà profondità alla composizione. La scelta, quindi, non dipende solo dallo stile del bagno, ma dall’intenzione progettuale che lo guida.
Il soffione come strumento di identità dello spazio
All’interno di un ambiente sempre più curato dal punto di vista architettonico, il soffione diventa un marcatore di identità. Non si tratta solo dell’esperienza d’uso, ma dell’effetto che la sua presenza produce nella composizione. La doccia è un volume verticale che attraversa il bagno: il soffione ne è il termine superiore, l’elemento che ne definisce il carattere. In un progetto raffinato, ogni dettaglio concorre alla coerenza del linguaggio visivo. Joy e Byblos rispondono a questa necessità con due personalità complementari: uno definisce lo spazio attraverso la leggerezza, l’altro attraverso la struttura. La scelta del soffione bagno non è più un gesto funzionale, ma un atto progettuale che contribuisce alla definizione dell’identità complessiva del bagno.
Conclusione
Joy e Byblos dimostrano come il soffione possa diventare un vero elemento di progetto: non un dettaglio secondario, ma un dispositivo capace di incidere sull’identità dello spazio. Due grammatiche formali diverse che offrono al progettista la possibilità di orientare la percezione del bagno secondo due visioni complementari.

